17 novembre 2010

La mafia fa affari anche qui con edilizia, alberghi e usura

L'Arena

IL GIORNALE DI VERONA
Lunedì 15 Novembre 2010
CRONACA Pagina 11
CRIMINALITA' ORGANIZZATA. Il procuratore Gian Carlo Caselli ospite di un incontro sulle infiltrazioni nel Veneto

«Rovina l'economia onesta, che non può competere» Il procuratore capo Schinaia: «C'è chi brinda all'alluvione»

Il ricco Nordest come terra di reinvestimento, quindi di riciclaggio, degli enormi profitti realizzati delle organizzazioni mafiose con le attività più disparate. Non è un'ipotesi delle procure, è già una realtà diffusa.
Il tema delle mafie del nord Italia - il loro riconoscimento e l'attività di contrasto - è stato al centro di un incontro che l'altra sera ha raccolto centinaia di persone al Cento professionale degli Stimmatini di Borgo Trento per una riflessione sul tema delle infiltrazioni mafiose a Verona e nel Veneto. Seguito dalla "cena della legalità" organizzata dalla scuola alberghiera, l'incontro ha ospitato il procuratore capo di Torino, Gian Carlo Caselli, noto magistrato e già membro del Csm.
«Le cifre della criminalità organizzata sono spaventose», ha detto in apertura Pierpaolo Romani, coordinatore nazionale di Avviso pubblico, l'associazione tra enti pubblici per la formazione civile contro le mafie che ha organizzato la serata. «Fossero un'azienda, le quattro mafie italiane (Cosa nostra, Camorra, 'Ndrangheta e Sacra corona unita, ndr) fatturerebbero circa 170 miliardi di euro all'anno, il 12% del Pil. Il Veneto è la sesta regione per quantità di droga sequestrata nel 2008 e nel nord Italia è seconda solo alla Lombardia. Quella di Verona è la prima provincia per quantità di droga intercettata, il 30% di quella regionale. Quanto ai 78 immobili confiscati nel 2008 in Veneto, 22 sono a Verona. Per non parlare delle operazioni finanziarie sospette, con il Veneto al quarto posto in Italia con quasi mille transazioni».
«Chi vive nel Nordest crede che la mafia sia un problema che non riguarda questo territorio», ha poi osservato il procuratore Caselli. «Pensare così è un errore. La mafia sta nelle maggiori città italiane dove reinveste, costruisce, presta denaro e accumula capitale rovinando l'economia onesta, di certo non competitiva di fronte a quella criminale».
Caselli ha poi ricostruito l'identikit del mafioso di quarta generazione: non più coppola e lupara ma doppiopetto, lauree e attività professionali. «Con i soldi le mafie comprano i migliori cervelli su piazza per architettare strutture societarie occulte dietro imprese legali di copertura. In questo modo l'impresa criminale diventa impresa economica. È un giro vorticoso e reticolare che finisce per risucchiare l'economia sana, costretta a cedere sotto i colpi di un sistema con il quale non può competere. D'altra parte, la mafia parte con denaro a costo zero senza chiedere nulla alle banche. Chi è pulito, va chiaramente fuori mercato».
Al primo posto degli interessi mafiosi in Veneto c'è senza dubbio l'edilizia con la partecipazione in imprese che realizzano centri direzionali e commerciali, attività ricettive e grandi opere. Seguono i giochi e le scommesse, il controllo dei mercati ortofrutticoli e l'usura: «in Italia ci sono almeno 600 mila posizioni debitorie aperte con più soggetti contemporaneamente», ha proseguito Caselli. «Siamo chiaramente di fronte ad un progressivo avvelenamento dell'economia pulita e della concorrenza. I costi della mafia stanno nella corruzione, naturalmente riversata sulle spalle dei cittadini: loro corrompono, noi paghiamo. È una vera e propria tassa occulta di almeno mille euro l'anno a testa, inclusi i neonati, una cifra compresa tra 50 e 60 miliardi di euro all'anno».
Troppo tardi? Per Caselli la lotta alla mafia non è solo una questione di magistratura o di forze di polizia. «La società civile ha un ruolo enorme, anche se la questione morale mi pare impallidita se non eclissata. Del resto, c'è un limite culturale che! da sempre caratterizzato il nostro rapporto con i problemi di mafia. M! afia che, se non uccide, più di tanto non rappresenta un problema. L'assuefazione è il danno peggiore che possiamo farci».
Il capo della Procura veronese, Mario Giulio Schinaia, è infine intervenuto per sottolineare la delicatezza del momento: «È proprio quando non uccide che la mafia sta facendo grandi affari, magari in qualche salotto buono. E sono sicuro che l'alluvione dell'est veronese ha fatto brindare molti disonesti che vedono nelle disgrazie altrui l'ennesima occasione di illegalità».

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